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IL RUOLO DELL’IA NELLE PROFESSIONI INTELLETTUALI: PANORAMICA DELLA REGOLAMENTAZIONE ITALIANA ED EUROPEA
L’intelligenza artificiale (IA) comprende tutti quei sistemi basati su metodologie computazionali, come il machine learning, la logica simbolica e i metodi statistici, progettati per svolgere compiti tipicamente considerati “intelligenti”. Tali compiti includono la capacità di prendere decisioni autonome, analizzare dati complessi o elaborare informazioni in maniera avanzata, rendendo l’IA uno strumento sempre più centrale in molteplici settori professionali.
L’adozione dell’IA nelle professioni intellettuali rappresenta una delle evoluzioni più rilevanti nel panorama tecnologico contemporaneo, con potenziali enormi per migliorare l’efficienza, la precisione e la qualità del lavoro. Tuttavia, l’uso di queste tecnologie pone anche importanti problematiche normative, etiche e di trasparenza, specialmente in settori in cui il giudizio umano è cruciale, come quello legale e medico.
Le regolamentazioni italiana ed europea hanno come obiettivo quello di integrare l’IA in modo responsabile, proteggendo i diritti degli individui e garantendo che queste tecnologie agiscano come strumenti di supporto e non si sostituiscano mai all’attività umana.
- LA NORMATIVA.
IN EUROPA: l’AI Act si propone come il primo regolamento organico per disciplinare l’uso dell’intelligenza artificiale. Basato su un approccio risk-based, il regolamento classifica i sistemi IA in base al loro impatto potenziale sui diritti fondamentali, la sicurezza e il benessere degli individui (artt. 6 e seguenti).
Si individuano, in particolare:
- Sistemi ad alto rischio: includono tecnologie che possono influenzare direttamente aspetti critici della vita degli individui o che operano in contesti di grande sensibilità come la sanità, la giustizia e la pubblica sicurezza.
Le professioni intellettuali, chiaramente, rientrano in questa categoria.
- Sistemi a rischio minimo: presentano un impatto limitato sui diritti fondamentali o sulla sicurezza degli individui. Solitamente vengono impiegati in contesti creativi o in forme di assistenza virtuale.
IN ITALIA: il Disegno di Legge Butti, approvato nel 2024, rappresenta un’importante risposta legislativa italiana alle direttive europee ed in particolare all’AI Act. Esso disciplina l’uso dell’IA in vari settori, inclusi quelli delle professioni intellettuali, della sanità, del diritto d’autore e del lavoro.
In relazione alle professioni intellettuali, il DDL Butti stabilisce che l’IA può essere utilizzata esclusivamente per attività accessorie, senza sostituire l’attività principale del professionista. Inoltre è obbligatorio che i professionisti informino i clienti sull’uso dei sistemi di IA, per garantire trasparenza e rispetto delle normative.
- COME DOVREBBE COMPORTARSI UN LEGALE CHE VUOLE INTEGRARE L’IA NELLA SUA ATTIVITÀ PROFESSIONALE.
Un avvocato che desidera integrare l’intelligenza artificiale nella sua attività professionale deve adottare un approccio trasparente e conforme alle normative. L’uso dell’IA deve essere gestito in modo tale da garantire che non venga mai messo in discussione il giudizio umano e che i diritti del cliente siano sempre tutelati.
Trasparenza con il cliente: il primo passo per l’avvocato è informare il cliente sull’utilizzo dell’IA. Questo può avvenire durante l’incontro iniziale o tramite un’informativa scritta che specifichi chiaramente che l’IA sarà utilizzata per supportare attività come l’analisi giuridica, la ricerca di precedenti giurisprudenziali o la redazione di documenti legali.
Ruolo dell’IA: è fondamentale che il professionista chiarisca che l’IA non sostituisce il suo giudizio professionale. L’IA deve essere presentata come uno strumento che migliora l’efficienza e la qualità del servizio legale, ma tutte le decisioni finali e le scelte strategiche devono rimanere sotto il controllo umano. Inoltre, l’avvocato deve assicurarsi che ogni documento o analisi generata dall’IA venga verificata da un professionista per evitare errori o interpretazioni errate.
Gestione dei dati: un altro aspetto cruciale è l’informazione riguardo ai dati utilizzati per addestrare il sistema IA. L’avvocato deve informare il cliente sui tipi di dati personali, documenti o contratti che verranno impiegati, assicurandosi che tutto il trattamento dei dati sia conforme al GDPR. Deve inoltre garantire che i dati sensibili non vengano condivisi con terzi senza il consenso esplicito del cliente.
Responsabilità e accountability: è importante che l’avvocato mantenga una traccia dettagliata dell’uso dell’IA nel corso della gestione delle singole pratiche. Questo può includere annotazioni specifiche sui compiti svolti dall’IA, in modo da garantire una maggiore responsabilità e tracciabilità, utile in caso di verifiche da parte del Garante per la protezione dei dati personali o di altre autorità competenti.
Formazione continua: infine, l’avvocato deve dimostrare di essere formato nell’uso delle tecnologie di IA. Questo non solo aiuta a garantire la qualità del servizio fornito, ma anche a rassicurare il cliente sulla competenza del professionista nel rispettare le normative vigenti.
- CONCLUSIONI
La regolamentazione dell’uso dell’IA nelle professioni intellettuali è di cruciale importanza non solo per proteggere i diritti dei clienti, ma anche per migliorare l’efficienza e la qualità del lavoro professionale. L’intelligenza artificiale, se utilizzata correttamente, può aiutare i professionisti a gestire compiti complessi e dispendiosi in termini di tempo, come l’analisi dei dati o la ricerca di informazioni, permettendo loro di concentrarsi su attività più strategiche e decisionali.
In conclusione, l’IA deve essere considerata uno strumento di potenziamento del lavoro umano e non un sostituto, valorizzando il ruolo del professionista come garante della qualità e responsabile del risultato finale che sarà, in ogni caso, frutto dell’attività intellettuale dell’essere umano.
Avv. Sofia Lazzari
Associate
MFLaw Roma
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